La tecnologia “corre”: quali sono le 12 professioni del futuro?

Se potessimo viaggiare avanti nel tempo come Marty McFly del celebre film “Ritorno al Futuro”, probabilmente ci troveremmo di fronte a professioni emergenti o addirittura inesistenti, destinate a diventare cruciali grazie alla profonda rivoluzione tecnologica in corso.
A questo proposito arriva la ricerca “Stranger Skills” di PHD Media, agenzia di comunicazione e marketing di Omnicom Media Group, che ha delineato 12 professioni del futuro, coinvolgendo marketer, responsabili delle risorse umane, head hunter e futuri professionisti del settore.

Lavori che oggi… non ci sono

La Chief Strategy Officer di PHD Italy, Daniela Della Riva, spiega che la ricerca ha cercato di suscitare interesse per professioni che potremmo trovare in un futuro annuncio di lavoro, professioni che potremmo non riconoscere oggi. La Singularity University, una comunità globale di apprendimento e innovazione, ha contribuito a delineare possibili evoluzioni nel mondo del lavoro.
Le professioni del futuro identificate comprendono il “Machine Learning Creative Producer” che, attraverso software innovativi, sviluppa rapidamente e automaticamente nuove creatività, riducendo i tempi di produzione. Il “Creator Collaborator” lavora con creator e influencer per promuovere il brand utilizzando tecnologie avanzate di comunicazione ed e-commerce.
Il “Conversational AI Developer” crea comunicazioni interattive utilizzando diverse tecnologie, consentendo agli utenti di interagire direttamente con personaggi pubblicitari.

Nuovi ruoli nel settore e-commerce

Nel campo del commercio elettronico emergono figure come il “Game Commerce Expert” che sviluppa e-commerce all’interno di piattaforme di gioco online, mentre il “Video Commerce Specialist” si occupa di connettersi e vendere prodotti attraverso ambienti video.
Nel settore della consulenza, il “Consulting-Advisory” sviluppa prodotti di consulenza preconfezionati per le aziende, mentre il “Technology Orchestration Professional” collega attività diverse attraverso diverse tecnologie.

Sostenibilità ed etica sono aree strategiche

Le competenze legate alla sostenibilità, etica e inclusione diventano sempre più cruciali, con figure come il “Sustainability Manager” che monitora gli impatti ambientali e sociali delle attività aziendali, e il “Diversity, Equity & Inclusion Manager” responsabile di promuovere la diversità e l’inclusione nell’organizzazione.

Daniela Della Riva conclude sottolineando che il cambiamento non riguarda solo la tecnologia ma richiede anche risposte alle sfide etiche, di sostenibilità e inclusione. La formazione continua è fondamentale per preparare i professionisti a abbracciare il futuro con audacia e competenza, integrando competenze creative, tecnologiche e umanistiche.

Generazione Z: i falsi miti sui consumi svelati dal think tank

A svelare il ‘profondo fraintendimento’ tra quello che i nati fra il 1997 e il 2012 ‘sono’ realmente e ciò che pensano di loro adulti e aziende, è l’analisi del think tank Zelo. Un esempio? Il luogo comune più ripetuto del 2023 è ‘la Generazione Z è sostenibile e salverà il mondo’. Ma è davvero così?
“Questa generazione – spiegano gli esperti di Zelo – è nata in un mondo già esaurito, consumato e ferito dalle generazioni precedenti, ed è sicuramente pronta a difendere la causa, ma non disposta a scendere in campo con azioni concrete”.

Insomma, irriverenti, incoerenti, fragili ma trascinatori, gli 8,9 milioni i di giovanissimi GenZ influenzano famiglie, aziende e istituzioni. E stanno influenzando anche le nostre abitudini, i nostri consumi e il nostro modo di vivere. Ma soprattutto sono sostenibili ‘per fare bella figura’.

Non vogliono pagare i debiti delle generazioni precedenti

I ragazzi della GeneZ, “vogliono occupare lo spazio in modo nuovo, non vogliono pagare i debiti lasciati in eredità dalle generazioni precedenti – continuano gli analisti -. Se i loro genitori e nonni cercavano modelli fissi in cui riconoscersi, i nati dopo il 1997 hanno la decostruzione come presupposto: vogliono verità senza filtri, se non quelli di TikTok”.

Cecilia Nostro, Founder di Zelo, ammette: “Sono rimasta affascinata dalle sfumature della GenZ e da anni, ogni giorno, cerco di decifrarla con passione, pazienza e audacia, per risolvere il fraintendimento che blocca l’ingranaggio generazionale sulla base del quale si erge l’equilibrio della società”.

Difficile rinunciare allo shopping natalizio

E così, dopo Black Friday e Cyber Monday, la GenZ sta per affrontare la corsa ai regali natalizi. Ma in termini di sostenibilità, e in uno dei periodi dell’anno a maggior impatto, se da un lato questi ragazzi sembrano essere impegnati nella lotta al cambiamento climatico e ad arginarne le conseguenze, dall’altro Zelo mostra uno scenario diverso.

Solo un timido 15% del campione intervistato dichiara di sentirsi davvero, e concretamente, sostenibile nei propri comportamenti e nelle proprie scelte.
Un 17% di giovani GenZ, invece, ammette che il proprio impegno a riguardo si ferma nel fare la raccolta differenziata, e il 33% afferma di non sentirsi sostenibile come tutti sembrano pensare.

“Che ci possiamo fare?”

Il rimanente 35% si ritiene consapevole e informato, ma poi si chiede, “cosa possiamo fare?”.
Insomma, riporta Adnkronos, analizzando i comportamenti di acquisto della GenZ emerge come soltanto se colti alla sprovvista, e per non fare brutta figura, i giovanissimi cercano di adeguarsi all’immagine che genitori, tv e giornali hanno di loro. Ovvero, la generazione di ‘quelli impegnati a salvare il mondo’.

Al contrario, i loro comportamenti quotidiani non sembrano offrire conferme alla tesi, anzi: i grandi fan del fast fashion sono proprio loro.

RC auto e moto, perchè così tante truffe?

In soli 12 mesi, oltre 2,3 milioni di italiani hanno subito una truffa o un tentativo nel settore delle assicurazioni Rc auto o moto, registrando un aumento del 300% rispetto all’anno precedente, con danni stimati a quasi 700 milioni di euro. Questi dati emergono da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat.

Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it, spiega che l’incremento significativo delle frodi potrebbe essere correlato agli aumenti delle tariffe assicurative, spingendo automobilisti e motociclisti a cercare risparmi, non sempre in modo sicuro. Così, oltre al danno, pure la beffa.

Il premio medio per una macchina? Aumentato del 31,5% in un anno

Nel corso di 12 mesi, il premio medio per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia è cresciuto del 31,5%, raggiungendo i 610,87 euro, mentre quello per le due ruote è salito del 41,4%, arrivando a 572,97 euro.

Gli italiani desiderano risparmiare, ma i truffatori sfruttano questa esigenza, facendo cadere le persone in trappole insidiose. Ghizzoni suggerisce che seguendo accorgimenti semplici, è possibile difendersi dalle frodi e beneficiare dei numerosi canali per risparmiare sulle assicurazioni auto e moto, muovendosi in piena sicurezza.

Danno procapite di 287 euro

L’indagine rivela che le truffe Rc auto o moto hanno comportato una perdita complessiva di quasi 700 milioni di euro, con un danno medio per ogni vittima di circa 287 euro. Il web è stato il canale più utilizzato, con il 42% dei casi che ha avuto inizio tramite falsi email che rimandano a siti clonati. I tentativi attraverso falsi call center sono raddoppiati al 23%.

Altri strumenti comuni includono SMS (21%), porta a porta (20%), social network (9%) e app di messaggistica istantanea (8%). Gli intervistati con un’età tra i 25 e i 34 anni sono la categoria più colpita (9,1%), mentre le regioni del Sud e delle Isole sono quelle con la maggiore incidenza di truffe (6,8%).

La metà di chi subisce una truffa non denuncia

Inoltre, l’indagine rivela che quasi la metà delle vittime (48%) decide di non denunciare la frode. Le ragioni includono la volontà di non far sapere ai familiari/conoscenti (31,3%), il sentirsi ingenui (27,1%) o il danno economico ritenuto basso (20,8%).
La percentuale di chi non denuncia per la convinzione di non recuperare le perdite è diminuita dal 33,3% al 16,7%.

Quanta energia può generare un impianto fotovoltaico a Torino?

Sempre più utenti stanno pensando di passare al fotovoltaico così da ridurre le spese della bolletta per la fornitura energetica, considerando anche i recenti rincari.

Il Piemonte in particolare, è tra le regioni italiane che hanno fatto registrare numeri maggiormente in crescita in questa transizione verso la produzione di energia “pulita”.

Vediamo allora di seguito quanta energia può generare un impianto fotovoltaico a Torino, una città con una buona esposizione al sole e che può essere usata come metro di paragone anche per le altre città vicine.

Efficienza dei pannelli fotovoltaici

L’efficienza dei pannelli fotovoltaici è un fattore importante che determina la quantità di energia che un impianto può generare. L’efficienza di questi pannelli è espressa in percentuale e indica la quantità di luce solare che viene convertita in energia elettrica.

I pannelli fotovoltaici più comuni hanno un’efficienza di circa 15-20%. Ciò significa che per ogni 100 watt di luce solare che colpiscono un pannello, circa 15-20 watt vengono convertiti in energia elettrica.

Già questa sarebbe un’ottima scelta per un impianto domestico, una soluzione dal rapporto prezzo/rendimento molto centrato e dunque perfetta per le necessità di una famiglia, ad esempio.

Quanta energia può generare un impianto fotovoltaico a Torino?

Torino è una città italiana con un’ottima esposizione al sole. La città riceve infatti circa 331,32 ore di sole all’anno, numeri per i quali un impianto fotovoltaico può essere certamente sfruttato a dovere.

Per calcolare la quantità di energia che può generare un impianto fotovoltaico, è necessario considerare i seguenti fattori:

  • Efficienza dei pannelli fotovoltaici
  • Esposizione al sole
  • Dimensioni dell’impianto

Per esempio, un impianto fotovoltaico da 3 kW, con pannelli fotovoltaici da 15% di efficienza, installato a Torino, può generare circa 2.700 kWh di energia all’anno.

Oltre alla potenza dell’impianto, è importante considerare anche l’orientamento e l’inclinazione dei moduli fotovoltaici, i quali dovrebbero essere orientati a sud e inclinati ad un angolo di circa 30 gradi.

Inoltre, è importante considerare le condizioni climatiche della zona. La produzione di energia da un impianto fotovoltaico diminuisce in quei momenti in cui ci sono condizioni di cielo nuvoloso o quando piove.

Calcolo della quantità di energia generata

Per calcolare la quantità di energia, ad esempio, generata dagli impianti fotovoltaici installati a Torino, è possibile utilizzare la seguente formula:

Energia generata (kWh) = potenza dell’impianto (kW) * efficienza dei pannelli fotovoltaici * ore di sole all’anno

Ad esempio, per calcolare la quantità di energia generata da un impianto fotovoltaico da 3 kW, con pannelli fotovoltaici da 15% di efficienza, installato a Torino, è possibile utilizzare la seguente formula:

Energia generata (kWh) = 3 kW * 0,15 * 331,32 ore
Energia generata (kWh) = 1.594,96 kWh

Incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici

In Italia, sono disponibili diversi incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici. Questi incentivi possono ridurre il costo dell’impianto e rendere più conveniente l’investimento.

Al momento, gli incentivi più importnati per l’installazione di impianti fotovoltaici sono:

  • Superbonus 110%
  • Bonus ristrutturazione 50%
  • Conto Termico
  • Detrazioni fiscali

È importante informarsi sui vari incentivi disponibili per poter beneficiare delle migliori opportunità, anche in relazione ad eventuali lavori di ristrutturazione da effettuare in casa.

Conclusione

Un impianto fotovoltaico da 3 kW installato a Torino può generare circa 2.700 kWh di energia all’anno. Questa quantità di energia è sufficiente per soddisfare il consumo energetico medio di una famiglia di 4 persone, o quantomeno garantire un importante risparmio in bolletta.

Se stai pensando di passare al fotovoltaico, la tua è un’ottima scelta che ti permetterà di risparmiare sui costi dell’approvvigionamento energetico, ridurre la tua dipendenza dalla rete elettrica e di contribuire alla tutela dell’ambiente.

Ristorazione commerciale: il mercato torna ai valori pre-pandemia

A livello globale nel 2022 il settore della ristorazione commerciale si è attestato su un valore di 2.626 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo (Cagr) del +4,5%. L’Europa e i Paesi asiatici sono le aree che cresceranno maggiormente fino al 2027, rispettivamente del +2,8% e +6,4%. E l’Italia rappresenta il secondo paese nel mercato europeo.

Emerge dal primo Osservatorio sulla ristorazione nei Centri Commerciali in Italia, nato dall’iniziativa Aigrim-Cncc e realizzato da Deloitte.
L’Osservatorio ha l’obiettivo di analizzare, su base continuativa, diversi indicatori di prestazione della ristorazione nei centri commerciali per fornire elementi utili a definire direttive strategiche, e azioni di miglioramento delle performance del comparto.

Aumentano i consumi alimentari fuori casa

A livello nazionale il settore della ristorazione è in forte crescita, soprattutto nei centri commerciali, nei quali mostra una crescente rilevanza sul fatturato complessivo (pari al 6%), con un volume d’affari stimato nel 2022 a 4,9 miliardi di euro.
L’incidenza nelle vendite relative alla ristorazione all’interno dei centri commerciali passa dal 9% del 2022 all’11% nel primo semestre 2023.

Il primo semestre del 2023 mostra poi un trend fortemente positivo per il comparto dei centri commerciali, trainato dalla ristorazione (+9,1% vs 2019 e +25,1% vs 2022).
Negli ultimi mesi del 2023 in Italia anche la spesa delle famiglie per i consumi alimentari fuori casa mostra un trend migliorativo, dimostrandosi resiliente al contesto esterno, a differenza di altre categorie merceologiche.

Incidenza della filiera sul PIL intorno al 20%

“I dati dell’Osservatorio Aigrim-Cncc realizzato da Deloitte confermano ancora una volta quanto il comparto della ristorazione, inserito nella filiera agroalimentare e turistica allargata, sia strategico e di fondamentale importanza per il Paese, con un’incidenza della filiera sul Pil attestata intorno al 20% – commenta il presidente di Aigrim, Cristian Biasoni -. Dopo le forti difficoltà del periodo pandemico, il comparto è tornato al valore precedente al 2020, riassestando la traiettoria di crescita. Per il 2024 gli operatori del settore sono fiduciosi, l’anno appena trascorso è stato molto positivo, e lo sarà anche il 2024”.

Il Nord Est traina la crescita

Il comparto della ristorazione genera un ricavo medio per metro quadrato annuale pari a 6,3mila euro/m2, con un valore negli ultimi 12 mesi che registra una crescita a doppia cifra rispetto al 2022 (+20%). A livello geografico ila crescita è principalmente trainata dal Nord Est (+32%).

“In questo clima di fiducia e crescita, serve mettere al centro le persone. Il lavoro della ristorazione è impegnativo e spesso si svolge in contesti non facili, ma si può fare tanto in termini di welfare – aggiunge Biasoni -. Il problema delle persone in questo comparto esiste, e serve l’impegno di tutti gli interlocutori, istituzioni comprese”.

L’economia verde? Assicura più vantaggi rispetto ai costi

La transizione verso un’economia verde, decarbonizzata, circolare e rigenerativa offre vantaggi economici superiori ai costi associati ed è una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e creazione di posti di lavoro. In particolare, la decarbonizzazione dell’economia italiana, nel periodo 2020-2030, comporta un costo annuale di 14,7 miliardi di euro.
Tuttavia, questo sforzo genera un risparmio diretto di 6,6 miliardi di euro all’anno e stimola un settore con un indotto che contribuisce con ben 53 miliardi di euro all’anno alle entrate statali, un valore notevolmente superiore a quello di molte leggi di bilancio.

430mila nuovi posti di lavoro entro il 2030

Gli investimenti nelle energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere una capacità di 123 GW entro il 2030, potrebbero generare la creazione di 430.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre, l’adozione di pratiche circolari nella gestione dei rifiuti porterebbe a 97.000 nuovi posti di lavoro. Infine, investire nel ripristino degli ecosistemi, con una spesa di 261 milioni di euro, genererebbe un valore aggiunto 10 volte superiore. Questi dati emergono dalla 12ª edizione degli Stati Generali della Green Economy, a Rimini all’interno di Ecomondo, organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Mase e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, la transizione ecologica, sebbene impegnativa e costosa, è in grado di generare benefici economici e sociali superiori ai costi. Ogni euro investito in questa transizione produce un valore positivo in termini economici e sociali.
Questa transizione non solo è necessaria per affrontare la crisi climatica ed ecologica ma rappresenta anche un’opportunità imperdibile per rilanciare in modo sostenibile l’economia italiana, che altrimenti sarebbe in stagnazione.

Quali “risparmi” se si attuassero appieno gli obiettivi di decarbonizzazione europei? 

Se si attuassero appieno gli obiettivi di decarbonizzazione europei entro il 2030, ci sarebbe un risparmio totale dei costi energetici ed delle emissioni di circa 66 miliardi di euro. Questo avrebbe un effetto moltiplicatore sulle attività economiche e sulle entrate statali, con un aumento delle entrate fiscali stimato a 529,5 miliardi di euro entro il 2030, a fronte di un investimento aggiuntivo di 147 miliardi di euro.

Inoltre, la piena circolarità economica porterebbe a una riduzione del 14,5% del consumo complessivo dei materiali entro il 2030 rispetto al 2020, con una diminuzione della quantità di rifiuti prodotti. Questo migliorerebbe notevolmente il tasso di riciclo, raggiungendo l’89,8% entro il 2030.

I benefici per l’ambiente (e per tutti)

Infine, un’economia rigenerativa implica il ripristino del capitale naturale danneggiato. Ciò comprende l’incremento dell’erosione del suolo, la trasformazione della copertura del suolo e la scomparsa della vegetazione naturale, che hanno causato perdite economiche significative. Tuttavia, l’Italia potrebbe beneficiare di circa 2,4 miliardi di euro dal ripristino degli ecosistemi, compensando i costi di intervento per la tutela ambientale.

In conclusione, la transizione verso un’economia sostenibile non solo è un obbligo per affrontare le sfide ambientali, ma rappresenta anche un’opportunità economica significativa con benefici a lungo termine per l’Italia.

Ora Google Meet leviga la pelle e sbianca i denti durante le video call

Novità per Google, che introduce nuove funzionalità ‘estetiche’ a Meet, la sua app di videoconferenza.
Il colosso di Montain View sta infatti implementando una possibilità molto richiesta dagli utenti, quella di applicare effetti di abbellimento e ritocco del volto durante le videochiamate.

Questa novità è stata annunciata il 18 ottobre durante l’aggiornamento di Google Workspace. Attualmente è in fase di implementazione solo su Google Meet per dispositivi mobili Android e iOS in possesso degli utenti che adottano le nuove funzioni della app in versione beta.
L’accesso esteso agli altri account è programmato per il 28 ottobre, mentre entro la fine del 2023 Google ha dichiarato di avere intenzione di introdurre la funzione di ritocco anche su Google Meet per il web.

Due modalità, Discreta e Levigatura, per correzioni leggere o più incisive  

Al momento sono due le modalità ritratto disponibili e che consentono di apportare diverse correzioni estetiche, in particolare, levigatura della pelle, schiarimento delle occhiaie e sbiancamento dei denti.
La prima è la modalità Discreta, che come suggerisce il nome offre correzioni ‘leggere’. La seconda, invece, è la modalità Levigatura, ed è un po’ più incisiva nelle migliorie apportate all’aspetto.

Indipendentemente dalla modalità scelta, Google sostiene che gli utenti potranno apportare ‘leggere correzioni all’aspetto’ fisico in tempo reale, e aggiunge che la funzione di ritocco non è stata progettata per apportare modifiche sostanziali.

Il ritocco non è per tutti: solo per account premium

Il ritocco risulterà comunque disattivato per impostazione predefinita, e potrà quindi essere attivato nelle impostazioni di Google Meet.

La funzione sarà però disponibile solo per gli utenti con account Google premium, tra cui Business Standard, Business Plus, Enterprise Essentials, Education Plus, Google One e Google Workspace Individual.
Gli utenti con un account Google personale non avranno quindi accesso a questa funzione.

Perché Google non ci ha pensato prima?

Nonostante l’ampia diffusione di filtri ed effetti di levigatura del viso su altre app legate ai video, come TikTok e Instagram, è sorprendente che Google ci abbia messo così tanto tempo per introdurre strumenti simili su Meet.
Al contrario, app concorrenti di videoconferenza come Microsoft Teams e Zoom offrono già una varietà di funzionalità di ‘miglioramento’, che non si limitano a sfocare la pelle degli utenti, ma applicano addirittura effetti di trucco virtuale, riporta Adnkronos.

In ogni caso, riferisce DayFRitalian, gli utenti di Meet potranno visualizzare le modifiche prima di avviare una chiamata per vedere se gli piace il loro aspetto. Sarà comunque possibile attivare la funzione durante una chiamata: per farlo, premere i tre punti nell’angolo in basso a destra dello schermo e selezionare Impostazioni. Da lì, scorrere semplicemente verso il basso e abilitare l’opzione Ritratto modificato nella sezione Video.

Strategie di visual merchandising per aumentare le vendite in tuo negozio

Il visual merchandising è una pratica di marketing fondamentale per il successo di un negozio, qualsiasi sia la categoria commerciale.

Si tratta di un insieme di strategie e tecniche che consentono di presentare i prodotti in modo attraente e invitante, al fine di influenzare le decisioni di acquisto dei clienti.

Se non hai una chiara idea di cosa stiamo parlando, di seguito evidenzieremo alcune strategie di visual merchandising che puoi facilmente implementare nel tuo negozio per aumentare le vendite.

Crea una vetrina accattivante

La vetrina è il primo punto di contatto tra il tuo negozio e i potenziali clienti. Assicurati che questa sia accattivante e che rifletta l’immagine del tuo brand.

Utilizza elementi visivi quali colori vivaci, illuminazione strategica (il neon led è perfetto per l’insegna) e oggetti decorativi per attirare l’attenzione dei passanti.

Mostra i prodotti in modo creativo, utilizzando manichini o espositori a tema. Cambia regolarmente la vetrina per mantenere vivo l’interesse dei clienti e seguire le stagioni o le promozioni in corso.

Organizza il layout del negozio in modo logico

Un layout ben organizzato facilita l’esperienza dei clienti in negozio e li guida verso i prodotti che desiderano. Posiziona i prodotti più richiesti o di tendenza in posizioni strategiche, come vicino l’ingresso o lungo i corridoi principali dove possano essere ben esposti.

Utilizza cartellini chiari e informativi per indicare i prezzi e le offerte speciali. Crea zone tematiche o aree specifiche per categorie di prodotti, in modo da semplificare la ricerca dei clienti e incoraggiare l’esplorazione dell’intero negozio.

Utilizza l’illuminazione in modo efficace

L’illuminazione svolge un ruolo fondamentale quando si parla di visual merchandising: utilizza luci ben posizionate per mettere in evidenza i prodotti e creare l’atmosfera desiderata.

Sfrutta anche le utilissime luci focali o faretti per evidenziare i prodotti che si trovano in vetrina o su espositori particolari.

Assicurati inoltre che l’illuminazione sia uniforme in tutto il negozio, evitando di creare zone buie o eccessivamente illuminate. Sperimenta diverse tonalità di luce per creare un’atmosfera che sia accogliente e invitante.

Utilizza materiali e allestimenti creativi

Utilizza materiali e allestimenti creativi per rendere i prodotti più interessanti e attraenti per i clienti.

Ad esempio, utilizza specchi per creare un maggior senso di spazio o vetrine interattive per coinvolgere o incuriosire le persone.

Utilizza materiali di alta qualità per esporre i prodotti, come velluto o legno, per conferire un’immagine di prestigio. Sperimenta diverse disposizioni e presentazioni dei prodotti per creare un impatto visivo sorprendente e stimolare l’interesse dei clienti.

Cura i dettagli

I dettagli fanno la differenza, anche e soprattutto nel visual merchandising. Assicurati per questo di:

  • Fare in modo che i prodotti siano ben sistemati e ordinati sugli scaffali o negli espositori.
  • Mantienere un ambiente pulito e ordinato rimuovendo regolarmente la polvere o gli scatoloni.
  • Aggiornare regolarmente i cartellini dei prezzi e la cartellonistica delle promozioni in corso.
  • Offrire aree ai clienti spazi in cui ci siano poltrone o aree di prova ricche di specchi, per migliorare l’esperienza complessiva di acquisto.

Conclusioni

Il visual merchandising è un potente strumento in grado di influenzare le decisioni di acquisto dei clienti e aumentare le vendite in negozio.

Per questo motivo fai bene ad adottare le soluzioni per una vetrinistica più accattivante, oltre a tutte le idee che ti consentono di creare un ambiente invitante e coinvolgente per i clienti anche all’interno del punto vendita.

Ricorda infine di monitorare e registrare i risultati ottenuti grazie alle tue strategie di visual merchandising, apportando eventuali modifiche o aggiustamenti in base ai feedback dei clienti e alle analisi delle vendite effettuate nel corso del tempo.

Italia, clima pazzo: che effetto ha sugli elettrodomestici?

L’Italia è nella lista dei paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, con il 75% delle abitazioni potenzialmente soggette a rischi per calamità naturali. Nel corso del 2023, la frequenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici hanno registrato livelli inimmaginabili. Secondo il report di Legambiente, tra gennaio e maggio 2023, gli eventi climatici estremi hanno registrato un aumento del +135% rispetto allo stesso periodo del 2022.

I pericoli delle temperature eccessive

Il caldo eccessivo, ormai comune, porta con sé il rischio di sovraccarichi nella rete elettrica, con conseguenti blackout e sbalzi di tensione che danneggiano le apparecchiature collegate. Se si ha sottoscritto un’assicurazione ad hoc, la richiesta di risarcimento per danni elettrici è il primo passo verso la compensazione. Ma come questi eventi climatici estremi del 2023 hanno influenzato le richieste di risarcimento?

Aumentano le richieste di risarcimento per danni elettrici 

Secondo i dati di GfK Claim Manager, tra gennaio e giugno 2023, le richieste di risarcimento per danni elettrici sugli elettrodomestici sono cresciute del +15,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. I mesi di maggio e giugno hanno visto i picchi più evidenti, con un +28% e un +44% di richieste rispetto all’anno precedente.

Gli elettrodomestici più colpiti

Tra le categorie di elettrodomestici, i televisori hanno registrato un aumento del +38% nelle richieste di risarcimento rispetto al 2022, seguiti da lavatrici (+4%) e frigoriferi (+7%). Le richieste relative ai danni alle caldaie a gas sono rimaste stabili (-0,8%), mentre le richieste di risarcimento per le lavastoviglie sono diminuite del -7%.

Andamento dei prezzi

GfK Claim Manager consente di monitorare anche l’andamento del prezzo medio degli elettrodomestici oggetto di richieste di risarcimento. Grazie alle informazioni sui prezzi di mercato, GfK può fornire uno strumento affidabile per migliorare l’efficienza del processo di liquidazione, considerando l’attuale contesto di elevata inflazione. I dati relativi ai primi sei mesi del 2023 mostrano un incremento del prezzo medio per le principali categorie di elettrodomestici oggetto di sinistri. In particolare, il prezzo medio delle lavatrici è aumentato del +14%, quello dei televisori del +11%, delle caldaie a gas del +10%, e delle lavastoviglie del +5%. In controtendenza, i frigoriferi hanno visto una riduzione del prezzo medio del -12% nel periodo analizzato.

Superbonus 90%: tutte le novità e come fare richiesta

Se inizialmente il Superbonus prevedeva una detrazione del 110% per agevolare i lavori di efficientamento energetico negli edifici abitativi dal 17 febbraio 2023 il nuovo Superbonus 90% ha ridotto la percentuale di detrazione (a esclusione di quanti hanno presentato la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata Superbonus prima di tale data) e ha posto fine definitivamente alla cessione del credito. Introdotto con il D. Lgs. 34/2020 il Superbonus 110% consentiva infatti di effettuare i lavori rientranti nel bonus senza doverli pagare, o era possibile avvalersi della cessione del credito a una società o una banca.

Si può recuperare anche il 10% non agevolato

Per il Superbonus 90% l’Agenzia delle Entrate attingerà a un fondo di 20 milioni di euro per erogare i contributi, determinando il valore degli stessi in base alla quantità delle richieste ricevute. L’importo a cui si avrebbe diritto potrebbe quindi ridursi fino al 90% se i fondi non dovessero essere sufficienti.
Un’altra novità riguarda il comunicato dell’Agenzia delle Entrate, che apre ufficialmente la possibilità di inviare la domanda per richiedere un contributo a fondo perduto sulle spese detraibili dal Superbonus 90% relative al 10% non agevolato. In altre parole, significa che se nel corso del 2023 sono stati effettuati lavori di efficientamento energetico rientranti nell’agevolazione, si avrà la possibilità di richiedere un contributo per recuperare anche i costi che non sono stati detratti.

Reddito per accedere al contributo max 15.000 euro annui

Il massimo del contributo erogabile per richiedente è di 9.600 euro, che corrisponde al 10% di 96.000 euro, ovvero il tetto massimo di spese detraibili con il Superbonus 90%.
Ciò vale anche nel caso in cui sono state spese cifre più elevate per l’efficientamento della casa.
Per quanto riguarda i requisiti per poter ottenere accoglimento della domanda,  gli interventi circoscritti al Superbonus 90% devono essere stati effettuati dal 1° gennaio al 31 ottobre 2023, compresi quelli delle parti comuni di un condominio. Inoltre, il reddito del nucleo familiare non deve essere superiore a 15.000 euro annui, e deve fare riferimento all’anno di imposta 2022.

Richiesta inoltrabile fino al 31 ottobre 2023

Da gennaio 2023 sono anche cambiati i requisiti per accedere al Superbonus per quanto riguarda le ville unifamiliari. Anche in questo caso, reddito non superiore a 15.000 euro annui, e prima casa, nonché abitazione principale, l’oggetto di destinazione dei lavori. L’istanza potrà essere presentata esclusivamente per via telematica attraverso la piattaforma dell’Agenzia, accedendo con le credenziali SPID, CNS o CIE, o eventualmente facendosi aiutare da un Caf. Il periodo di presentazione è dal 2 al 31 ottobre 2023 e non potrà essere presentata più di una domanda di contributo dal richiedente. L’esito dell’accoglimento sarà disponibile entro il 30 novembre 2023.