Italiani preoccupati per l’inflazione: come si contrasta il caro vita?

Una delle principali preoccupazioni attuali degli italiani – già comunque “provati” dalla pandemia, dalla situazione internazionale e nazionale, dall’aumento delle materie prime – è l’inflazione, che sembra aver preso il galoppo. Complici le diverse situazioni ben note a tutti, resta il fatto che i nostri connazionali sono in tensione per quanto riguarda il loro presente e l’immediato futuro. Ovviamente, i timori riguardano l’aumento del costo di beni e servizi nei prossimi sei mesi, e il conseguente rischio di dover rivedere il proprio stile di vita. Insomma, la preoccupazione per l’inflazione in Italia nel 2022 è elevata, come rivelano gli ultimi sondaggi e osservatori di Ipsos.

I principali timori 

Ipsos evidenzia che, con riferimento alla propria situazione finanziaria, il 77% degli intervistati a livello globale manifesta  preoccupazione per l’aumento dei prezzi di beni e servizi nei prossimi sei mesi. Non solo: il 56% è preoccupato per la propria capacità di pagare bollette di luce gas, specialmente nei mercati emergenti. Tra le economie consolidate, in Gran Bretagna il 67% degli intervistati esprime preoccupazione. Il 54% è preoccupato di non riuscire più ad acquistare beni e servizi che compravano abitualmente. Le percentuali più alte si registrano in Turchia (80%), Sud Africa (73%) e Argentina (69%). Ma quali saranno i maggiori rincari, e in quali settori, secondo l’opinione pubblica? In media, a livello internazionale, il 76% dei rispondenti prevede un aumento del costo dei prodotti alimentari. Una percentuale simile (73%), invece, prevede un aumento del costo di luce e gas e il 71% del costo della benzina per gli autoveicoli. Le aspettative dell’opinione pubblica sull’aumento dei prezzi nel 2022 sono più elevate nelle categorie a maggiore impatto. Sei intervistati su dieci affermano che l’aumento dei prezzi relativo alla spesa alimentare avrebbe un impatto ancor più negativo sulla qualità della vita, seguiti dal 51% che considera l’impatto derivante dall’aumento del prezzo dei servizi pubblici e del carburante (42%).

Le azioni per contrastare gli aumenti

Le potenziali azioni dei consumatori per fronteggiare il peso dell’inflazione e l’aumento del costo della vita sono focalizzate sul taglio delle spese considerate superflue e non necessarie. Se l’aumento dei prezzi significasse non poter più permettersi l’abituale stile di vita, quasi la metà degli intervistati (46%) afferma di diminuire la spesa per attività di socializzazione (cinema, bar, abbonamenti ai media, etc…) e il 44% di ritardare importanti decisioni di acquisto (mobili, automobili, elettrodomestici, etc…). Meno probabili, invece, sono le azioni incentrate sul cambiamento dei comportamenti: tre su dieci affermano che, a fronte di costi crescenti, consumerebbero meno energia o utilizzerebbero di meno l’automobile per risparmiare carburante (entrambi il 29%) e un quarto cercherebbe di risparmiare sulla spesa alimentare (26%). Anche i cambiamenti nell’occupazione sono meno comuni. Tra i lavoratori dei 28 Paesi esaminati, in media, soltanto il 18% cercherebbe un’occupazione maggiormente retribuita presso un altro datore di lavoro e il 12% afferma che chiederebbe un aumento di stipendio.