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Giornata della Terra 2022: italiani preoccupati per i cambiamenti climatici

Il 22 aprile, in occasione della Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale a livello mondiale, Ipsos ha condotto un sondaggio internazionale con l’obiettivo di indagare le opinioni relative al problema del cambiamento climatico e i comportamenti sostenibili da adottare nel prossimo anno. E secondo il sondaggio, in Italia la preoccupazione per il cambiamento climatico è avvertita dal 69% degli intervistati, mentre il 79% è preoccupato per le sue conseguenze. L’opinione pubblica mondiale ritiene però che la lotta al cambiamento climatico rappresenti una responsabilità condivisa tra Governo, aziende e cittadini, ma soltanto il 41% ritiene che il Governo abbia un piano chiaro su come lavorare congiuntamente.

Serve un’azione condivisa tra Governi, aziende e singoli individui

In Italia il 68% ritiene che se il Governo non affronterà ora il cambiamento climatico fallirà nei confronti dei propri cittadini. Al contempo, si registra un grado di accordo a livello globale (66%) sulla necessità di un’azione aziendale per combattere il cambiamento climatico. Alcuni settori economici sono percepiti come maggiormente responsabili in relazione al cambiamento climatico. In Italia il 78% menziona le compagnie energetiche, il 74% le case automobilistiche, e il 72% fornitori di trasporto pubblico e le aziende tecnologiche. Il 71% degli italiani ritiene però che anche i singoli individui abbiano la responsabilità nella lotta al cambiamento climatico per non fallire nei confronti delle generazioni future.

I comportamenti sostenibili: meno packaging e risparmiare acqua ed energia

Ma quali comportamenti sono propensi ad adottare gli italiani per la lotta al cambiamento climatico? Il 65% dichiara di voler evitare i prodotti con molti imballaggi, il 61% prevede di risparmiare energia in casa e il 58% di risparmiare acqua ed evitare l’acquisto di nuovi prodotti. In generale, però, l’indagine registra un’errata percezione in merito ai comportamenti sostenibili individuali con maggiore impatto sull’ambiente. Minor packaging o riduzione degli acquisti sono erroneamente visti come priorità, mentre sostituire i voli con opzioni più sostenibili o passare a una dieta vegana, che in realtà hanno un impatto molto più elevato, dalla maggioranza non sono considerati come azioni dalle elevate conseguenze negative sull’ambiente.

Cosa sanno gli italiani della COP26?

La COP26 è la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, e ha l’obiettivo di raggiungere un accordo sulle strategie sostenibili da adottare per contrastarne gli effetti da qui al 2030, e fino al 2050. Ma cosa sanno gli italiani della COP26? Il 34% dichiara di averne sentito parlare e il 29% di non averne mai sentito parlare. Tra i primi, il 53% è anche a conoscenza degli impegni presi dai diversi Paesi, ma mentre il 51% si sente ottimista sull’impatto della COP26, il 41% pensa che non farà alcuna differenza e l’8% che avrà un impatto negativo. I livelli di pessimismo sembrano riflettere i dubbi sulla capacità del Governo di affrontare la crisi climatica. Per il 32% il Governo non farà progressi significativi nella lotta al cambiamento climatico durante i prossimi 10 anni, e il 21% sostiene che il Governo non abbia un piano chiaro nemmeno per affrontare il problema nel 2022.

Novità da Meta: una valuta virtuale e i “gettoni reputazione” per il metaverso

Novità in arrivo da Meta: questa volta l’obiettivo è rendere più semplici, e profittevoli gli acquisti digitali. La compagnia di Mark Zuckerberg è sicuramente la più attiva nella creazione dell’universo digitale, e dopo avere creato il metaverso ora sembra che si stia già muovendo per virtualizzare anche l’economia.  Secondo un report del Financial Times, Meta sta infatti realizzando una valuta virtuale per il proprio metaverso. Chiamate internamente Zuck Bucks, le monete della ex Facebook permetteranno i pagamenti dei beni all’interno della realtà digitale, e verranno utilizzate anche per affittare o comprare terreno all’interno del metaverso.

Un coin digitale proprietario utilizzabile solo sulle piattaforme proprietarie

È poco probabile che questa valuta venga basata su blockchain, si tratterà piuttosto di un coin digitale proprietario utilizzabile solo su piattaforme Meta, come ad esempio accade in Roblox (il videogioco per creare e giocare insieme ad altri in mondi 3D immersivi e generati dall’utente).
Inoltre, nei documenti interni di Meta si legge anche dell’introduzione di ‘gettoni social’, chiamati anche ‘gettoni di reputazione’, concepiti come ricompense alle attività dell’utente nel metaverso o alla sua collaborazione in piattaforme come Facebook Gruppi.
Inoltre, Meta è anche intenzionata a integrare gli NFT (Non-fungible token: gettone non fungibile o gettone non riproducibile) nel metaverso, come ha già avuto modo di dichiarare nei mesi scorsi.

Il metaverso costa circa 10 miliardi all’anno

La compagnia di Zuckerberg sta spendendo circa 10 miliardi all’anno per creare il metaverso, un mondo virtuale che secondo i piani dovrebbe garantire interazioni simili al mondo reale tra utenti distanti tra loro, con in più l’ausilio di AR e VR (realtà aumentata e realtà virtuale), in quest’ultimo caso grazie ai caschi prodotti da Meta stessa grazie alla sua controllata Oculus. Insomma, Meta sta sicuramente cercando la ‘next big thing’ dell’industria digitale, vista la concorrenza spietata di TikTok nell’ambito dei social network.

No al progetto Diem, quello che prevedeva la creazione di una propria criptovaluta

L’azienda di Zuckerberg ha infatti perso circa 220 miliardi di dollari in valore di mercato da febbraio, riporta Adnkronos. Meta ha recentemente annullato il progetto Diem, che prevedeva la creazione di una propria criptovaluta a tutti gli effetti, a causa delle forti critiche che si sono levate in seguito all’annuncio e delle difficoltà di regolamentazione in questo ambito. In seguito all’annullamento del progetto, l’azienda è stata colpita da quello che viene definito da molti come un esodo di massa da parte della propria forza lavoro.

Oltre 2.500 euro all’anno: quanto costa l’inflazione alle famiglie italiane

In queste settimane si parla moltissimo di inflazione, un fenomeno che inevitabilmente aumenterà i prezzi della maggior parte dei beni e dei servizi. Ma è possibile avere il peso reale, ovvero l’impatto sulle nostre tasche, di questa tendenza? A rispondere ci ha pensato il Codacons, che ha calcolato una serie di stime considerando il rialzo dell’inflazione al 6,7% di marzo come una “tragedia” per tante famiglie italiane. Non solo, questo trend potrebbe avere effetti pesanti sui consumi degli italiani.  

Le stime secondo l’associazione dei consumatori

Il Codacons stima una maggiore spesa fino a +2.674 euro annui a famiglia a causa della fiammata dei prezzi, riferisce Adnkronos. “Le nostre peggiori previsioni trovano purtroppo conferma nei dati Istat. L’inflazione al 6,7% considerata la totalità dei consumi di una famiglia, si traduce in una stangata da +2.058 euro annui per la famiglia ‘tipo’, e addirittura +2.674 euro annui per un nucleo con due figli”, spiega il presidente Carlo Rienzi. “Il caro-carburante e i rialzi delle bollette energetiche – dice ancora – hanno spinto al rialzo i prezzi al dettaglio in tutti i settori, ma sul tasso di inflazione di marzo pesano anche vere e proprie speculazioni legate alla guerra in Ucraina. Sull’andamento dei prezzi attendiamo ora l’esito delle indagini aperte da Antitrust e dalle Procure di tutta Italia grazie agli esposti presentati dal Codacons e, se sarà accertato che l’aumento dei listini è stato determinato da fenomeni speculativi, avvieremo una maxi-class action contro i responsabili, per conto di milioni di famiglie e imprese”, conclude. L’inflazione al 6,7% è un “massacro” per le tasche dei consumatori e deve portare il governo ad adottare provvedimenti urgenti a tutela delle famiglie e del loro potere d’acquisto, afferma Assoutenti. “I prezzi dei prodotti alimentari registrano a marzo una vera e propria impennata, aumentando del +5,8% rispetto allo scorso anno. Questo significa che una famiglia, solo per mangiare, deve mettere in conto una maggiore spesa in media pari a +434 euro annui”, commenta il presidente Furio Truzzi.

Un vero e proprio allarme 

“Siamo in presenza di un vero e proprio allarme che conferma tutte le denunce sui rincari dei listini lanciate da Assoutenti nelle ultime settimane. Il Governo – dice ancora – non può restare a guardare e, di fronte a quella che è una emergenza, deve adottare misure straordinarie, a partire da prezzi amministrati per i generi di prima necessità come gli alimentari di cui le famiglie non possono fare a meno. Proprio per protestare contro i rincari abnormi dei prezzi al dettaglio, per la prima volta in Italia tutte le associazioni dei consumatori iscritte al Cncu si uniranno in una Assemblea generale indetta per il prossimo 6 aprile e finalizzata a presentare al Governo un pacchetto di misure contro i rincari di alimentari, carburanti e bollette energetiche, e chiedere alla politica maggiore attenzione verso la situazione di crisi in cui versano oggi gli utenti”, conclude Truzzi.

Videogames, l’avanzata non si arresta: 15,5 milioni i giocatori italiani

I videogiochi continuano a essere un passione (e non solo un passatempo) degli italiani? Pare proprio di sì stando ai numeri diffusi da Iidea, l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia. L’analisi sui dati sul consumo di videogiochi nel nostro paese nel 2021 mostra che questo amore non si spegne, anzi. 

Numeri da record anche nel 2021

Se il 2020 è stato un anno da record, complice la pandemia, il settore continua a registrare numeri positivi con un giro d’affari di 2 miliardi e 243 milioni di euro, in crescita del 2,9% rispetto alla precedente rilevazione. Il numero dei videogiocatori appare in leggera diminuzione con 15,5 milioni di persone, ovvero il 35% della popolazione italiana compresa tra i 6 e i 64 anni, che hanno trascorso parte del loro tempo libero videogiocando. A crescere è stato, però, il coinvolgimento nei confronti del medium: sono state dedicate ai videogiochi in media 8,7 ore a settimana, in particolare su console, ben mezz’ora in più rispetto all’analisi precedente. Per quanto riguarda il giro d’affari del 2021, il segmento software si riconferma il più forte del mercato con un valore pari a 1,8 miliardi di euro, grazie all’ottima performance del digitale e delle app. Sul fronte hardware, vista la straordinaria performance delle console next gen che registrano un incremento del 21,6%, il comparto console registra un fatturato di 443 milioni di euro con una crescita del 12,1%. 

La Top 20 dei videogames

La Top 20 aggregata (tutte le piattaforme, fisico e digitale) dei videogiochi più venduti nel 2021 è guidata da FIFA 22, seguito da Grand Theft Auto V e FIFA 21. I generi di videogiochi più venduti nel 2021 sono stati action, giochi di sport e GdR per quanto riguarda i titoli campioni d’incasso su console, mentre strategia e azione/avventura guidano la top 10 relativa ai videogiochi più venduti su PC. Il 73,4% dei videogiochi rilasciati sul mercato italiano e il 65,8% dei giochi venduti in Italia nel 2021 è adatto a un pubblico tra i 3 e i 12 anni.Nel 2021 il numero dei videogiocatori ha fatto registrare una leggera flessione rispetto all’anno precedente, con 15,5 milioni di persone che si sono cimentate con i videogiochi nel corso dell’anno, ovvero il 35% della popolazione italiana compresa tra i 6 e i 64 anni, di cui il 56% uomini e il 44% donne. Le fasce d’età in cui si videogioca di più sono quelle tra i 15-24 anni e tra i 45-64 anni che registrano rispettivamente 3,7 milioni di videogiocatori al loro interno. Il tempo dedicato ai videogiochi continua a crescere anno su anno, mostrando un coinvolgimento maggiore che in passato degli italiani nei confronti del medium videoludico. Nel corso del 2021 sono state dedicate a videogiocare in media 8,7 ore a settimana su tutti i dispositivi, con una notevole crescita del tempo dedicato soprattutto alle console (circa un’ora in più in media alla settimana), mentre il tempo destinato al gioco su smartphone e tablet ha fatto registrare una leggera decrescita rispetto al 2020. 

Smartphone e tablet i device più utilizzati 

Per quanto riguarda le piattaforme di gioco più utilizzate, i dispositivi mobile come smartphone e tablet vanno per la maggiore, con 9 milioni di videogiocatori italiani a utilizzarli, tra cui 4,2 milioni di donne. Seguono PC e console domestiche con 6,9 milioni di utenti. Resiste il segmento delle console portatili, utilizzate da 1,4 milioni di persone. I videogiocatori italiani si informano parlando con parenti e amici (34%), da siti della stampa generalista (24%) e specializzata (12%), da TV (24%) e social media (22%). Le piattaforme social preferite per parlare di videogiochi sono WhatsApp e Facebook (scelte dal 20% degli intervistati), seguite da YouTube (14%).”Nel 2020, spinti dalle restrizioni dovute alla pandemia, i consumi di videogiochi in Italia avevano registrato un record storico superando per la prima volta i 2 miliardi di euro. 

L’agricoltura lombarda cresce, ma i costi mettono a rischio la redditività

Per l’agroalimentare lombardo nel 2021 si stima un incremento del valore della produzione di oltre il 10% rispetto al 2020, grazie alla crescita dei prezzi dei principali prodotti agricoli a fronte di una stazionarietà delle quantità prodotte. Anche l’export ha fornito una spinta importante, con una variazione nei primi nove mesi del 2021 pari al +10,9%, consentendo agli scambi di raggiungere un nuovo massimo storico. L’indagine congiunturale e le prime stime dell’annata agraria 2021 di Regione Lombardia e Unioncamere confermano però la preoccupazione degli imprenditori per la crescita dei costi. I rincari hanno infatti colpito tutti i settori agricoli, ma soprattutto gli allevamenti, che hanno visto una progressiva erosione dei margini di redditività.

Dinamica positiva del fatturato anche a livello congiunturale

Ai risultati positivi nel 2021 ha corrisposto un aumento percentuale superiore del valore dei consumi intermedi tra il +12,3% e il +12,5%, risultante da un limitato incremento quantitativo e da un rilevante incremento dei prezzi. L’indagine congiunturale conferma poi una dinamica positiva del fatturato.
Tutti gli intervistati da Unioncamere hanno però manifestato forte preoccupazione per la crescita dei costi produttivi, iniziata nel primo semestre 2021 con le commodities cerealicole, e divenuta particolarmente rilevante nella seconda parte dell’anno, con incrementi dei prezzi di petrolio ed energia, seguiti dai rincari degli imballaggi. L’indice relativo ai costi produttivi rilevato nell’indagine ha infatti raggiunto nel quarto trimestre il massimo della serie storica.

Differenze tra i settori

Nonostante ciò, le valutazioni sull’andamento degli affari sono prevalentemente positive, grazie alla crescita delle quotazioni dei principali prodotti agroalimentari lombardi, anche se la diversa evoluzione di prezzi e costi ha generato differenze importanti tra un settore e l’altro. In particolare, i cereali hanno beneficiato di quotazioni record, il vino ha mostrato un deciso miglioramento dopo la crisi del 2020, il comparto lattiero-caseario e le carni sono stati favoriti dalla dinamica delle quotazioni, a seguito del calo di alcune importanti produzioni estere. Tuttavia sono gli allevamenti ad aver risentito in misura maggiore della crescita dei costi, soprattutto suinicoltura e avicoltura, trattandosi di sistemi produttivi ad alto consumo di energia e mais nella razione degli animali.

La filiera lattiero casearia

Il settore lattiero-caseario gioca un ruolo di primo piano all’interno dell’agricoltura lombarda, ma è particolarmente esposto alle dinamiche globali dei prezzi, dovendosi confrontare con la competizione dei prezzi internazionali e il potere contrattuale degli attori a monte e a valle della filiera
Il rischio di mercato riguarda la volatilità dei prezzi agricoli, sia dal lato dei prodotti venduti sia di quelli acquistati, che si traduce nella difficoltà a programmare correttamente gli investimenti e nei rischi per la redditività aziendale. La zootecnia da latte lombarda deve quindi trovare soluzioni nelle singole iniziative aziendali e attraverso una strategia di settore. Come? Puntando a una crescita sostenibile della produzione di latte, salvaguardare i redditi dei produttori, mantenere/migliorare la valorizzazione dei prodotti e rafforzare e razionalizzare le filiere.

Il bullismo è anche al lavoro, e si chiama workplace bullying

Il workplace bullying è un comportamento sociale violento, e ripetuto nel tempo, attuato nei confronti di colleghi e collaboratori. Secondo il portale d’informazione americano HR Executive, che riprende i dati del Workplace Bullying Institute, oltre 7 dipendenti su 10 (75%) dichiarano di essere stati bersagli o di aver assistito ad atti di bullismo sul posto di lavoro, per un totale di oltre 79 milioni persone coinvolte solo negli Stati Uniti. Si parla di bullismo e cyber bullismo in relazione ai giovani, ma quasi mai in relazione al lavoro. Eppure proprio all’interno degli ambienti lavorativi si sta diffondendo questa nuova forma di vessazione. La conferma arriva dall’approfondimento condotto da Espresso Communication per Great Place to Work Italia.

Non è un fenomeno che riguarda solo gli Stati Uniti

Questo fenomeno, che può includere abusi verbali, condotte offensive, intimidazioni o aggressioni, può causare sia danni fisici sia un crescente stato di angoscia mentale, nonché un alto tasso di assenteismo e rotazione dei dipendenti, bassa produttività, e di conseguenza, danni alla reputazione di un’azienda. Il workplace bullying non è però un fenomeno che riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche l’Europa. In Italia non ci sono studi con dati statistici, ma questo non significa che non sia diffuso. In Uk, secondo il portale britannico People Management, più di un quarto dei collaboratori coinvolti in un sondaggio afferma di essere stato vittima di vessazioni all’interno del proprio workplace. E secondo l’Irish Times il 9% dei lavoratori irlandesi ha subito atti di bullismo.

Su Instagram oltre 19mila contenuti con l’hashtag #workplacebullying

Gli effetti psicologici correlati a queste esperienze negative risultano devastanti: i professionisti coinvolti hanno maggiori probabilità di avvertire problemi di salute mentale, come ansia e depressione.
All’interno di questo scenario è nata la figura del responsabile d’azienda, chiamato ad ascoltare il proprio team operativo per trovare soluzioni mirate a mantenere ottimale il benessere organizzativo dell’ambiente di lavoro.
Del resto, il bullismo sul lavoro risulta un topic d’interesse anche sui social: l’hashtag #workplacebullying conta oltre 19 mila contenuti pubblicati su Instagram per raccontare questo problema attraverso il web.

Le aziende devono impegnarsi a sostenere i dipendenti

“La pandemia ha ulteriormente rafforzato una problematica già esistente – afferma Beniamino Bedusa, presidente Great Place to Work Italia -. All’interno di ogni workplace è fondamentale avere, anzi percepire, un clima aziendale e organizzativo produttivo e stimolante. Per questo motivo, i capi d’azienda sono e saranno sempre più importanti. I collaboratori necessitano di essere ascoltati: solo così è possibile trovare soluzioni mirate, tempestive ed efficaci per contrastare un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio in buona parte dell’universo professionale e lavorativo. A tal proposito – aggiunge Bedusa – sono numerosi gli esempi di aziende virtuose che si impegnano quotidianamente per contrastare la problematica: queste imprese, oltre ad ascoltare le singole persone, le supportano all’interno degli ambienti di lavoro e creano iniziative, policy e benefit per occuparsi del loro benessere”.

Gli italiani vogliono tornare a viaggiare

Circa la metà degli italiani sono fiduciosi nel 2022, confidando in un anno migliore, specie per l’economia del paese, e con più opportunità. In particolare, nonostante i cambiamenti – anche nelle abitudini di acquisto – portati dalla pandemia, i nostri connazionali aspirano a tornare a viaggiare. Il vero desiderio che accumuna circa 7 italiani su 10 è ovviamente la fine della pandemia, per ritornare a muoversi liberamente. A supportare i desideri e le possibilità di spesa degli italiani c’è sempre il credito al consumo, uno strumento ormai determinante per l’economia reale del Paese. Dal 2015 il volume di prestiti erogati non era mai stato così alto (€12 miliardi nel I sem. 2021). Si tratta di numeri importanti, confermati anche dalle previsioni sul giro d’affari, in aumento per oltre la metà dei convenzionati, che nel 2021 tra digitalizzazione e rinnovo dell’offerta in chiave “green” hanno mosso i primi passi verso la sostenibilità ambientale. È quanto emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio Compass, la ricerca dedicata alle aspettative di consumatori ed esercenti per il 2022, condotta dalla società del credito al consumo del Gruppo Mediobanca, con un focus proprio sul mercato dei prestiti. 

Si attendono miglioramenti

Più o meno per la metà  degli italiani (45%) il 2022 segnerà un miglioramento per l’economia del Paese. La fiducia cresce e riguarda anche la sfera personale, con circa un terzo del campione (30%) convinto che la situazione economica della propria famiglia migliorerà. Per molti il nuovo anno sarà l’occasione per mettersi alle spalle un 2021 dai due volti. Se è vero che la campagna vaccinale e l’aumento del Pil hanno dato fiducia ad alcuni sia nei confronti dell’economia italiana (migliorata nel 2021 per il 29% degli intervistati) che per quella famigliare (14%), sono ancora in tanti a contare i danni dell’anno passato (per il 30% c’è stato un peggioramento) e a doversi aggrappare al 2022 per un vero cambiamento. Per questo non sorprende che il 68% desideri solo che finisca la pandemia. Di sicuro agli italiani non manca la consapevolezza sui problemi più gravi della nostra epoca: infatti, completano il podio dei desideri per il 2022 il voler vivere in un mondo più rispettoso dell’ambiente e della natura (43%) e il contenimento della crisi economica (42%). 

Obiettivo: partire

Quello che sembra mancare è soprattutto un forte senso di libertà di movimento, non a caso il 51% ha in programma di fare un viaggio/vacanza e il 23% di acquistare un’auto/moto. Che sia viaggiare, comprare casa o un veicolo, ristrutturare casa, rifare l’arredamento o, più semplicemente, sposarsi, non importa: la notizia migliore è che quasi tutti gli italiani (88%) hanno ripreso a fare progetti. 

Gli ultimi 7 anni sono stati i più caldi. Record anche per CO2 e metano

Un record che non riguarda solo le temperature, ma anche le concentrazioni globali di anidride carbonica e metano. Secondo Copernicus Climate Change Service (C3S), il servizio implementato dal Centro Europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf), l’estate 2021 è stata la più calda mai registrata in Europa, e gli ultimi sette anni i più caldi in assoluto a livello globale. Inoltre, nel 2021 i livelli di anidride carbonica (CO2) hanno raggiunto un record globale annuale medio di circa 414 ppm (parti per milione), e il metano (CH4) un record di circa 1876 ppb (parti per miliardo). 

Dall’Africa alla Groenlandia sale la temperatura media annuale

A livello globale, la temperatura media annuale del 2021 è stata di 0,3°C superiore rispetto alla temperatura del periodo 1991-2020, e di 1,1-1,2°C superiore al livello del 1850-1900. In rapporto al periodo di riferimento di 30 anni le regioni con temperature più alte della media sono comprese in una fascia estesa dalla costa occidentale degli Stati Uniti al Canada nord-orientale fino alla Groenlandia, così come ampie parti dell’Africa centrale e settentrionale e del Medio Oriente. Temperature inferiori alla media sono state rilevate nella Siberia occidentale e orientale, Alaska, e Pacifico centrale e orientale, in concomitanza con avvenimenti come La Niña all’inizio e alla fine del 2021, così come nella maggior parte dell’Australia e in parti dell’Antartide.

L’estate europea

L’estate europea del 2021 è stata la più calda mai registrata, con giugno e luglio i secondi più caldi dei loro rispettivi mesi e agosto rimasto vicino alla media generale, ma con una notevole differenza tra temperature superiori alla media a sud e sotto la media a nord.
Numerosi gli episodi estremi con un impatto significativo. Luglio ha registrato episodi di precipitazioni molto intense nell’Europa centro-occidentale, mentre la regione mediterranea ha vissuto un’ondata di calore anche in parte di agosto, con temperature elevate soprattutto in Grecia, Spagna e Italia. Il record europeo di temperatura più elevata è stato superato in Sicilia (48,8°C), e condizioni di caldo e siccità hanno preceduto eventi di incendi intensi e prolungati, in particolare nel Mediterraneo orientale e centrale.

Aumentano le concentrazioni di anidride carbonica

L’analisi preliminare dei dati satellitari indica che la tendenza al progressivo aumento delle concentrazioni di anidride carbonica è proseguita nel 2021, riferisce Adnkronos. Il mese con la più elevata concentrazione è stato aprile 2021 con una media mensile globale di 416.1 ppm. L’analisi iniziale dei dati satellitari indica inoltre un aumento anche delle concentrazioni atmosferiche di metano, che raggiungono un valore massimo globale medio senza precedenti. Entrambi i tassi sono molto elevati rispetto ai tassi dei precedenti due decenni della raccolta dati satellitare. Tuttavia, al momento non si comprende pienamente perché questo avvenga. L’identificazione dell’origine di questo aumento è complessa, in quanto il metano conta molteplici fonti, tra cui alcune antropogeniche (lo sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas) ma anche naturali o seminaturali (le zone umide).

Superbonus 110% e altre detrazioni per la casa: cosa succede nel 2022

Gli italiani hanno dimostrato i apprezzare i diversi bonus messi a disposizione del Governo per intervenire sulle proprie abitazioni, migliorandole, godendo allo stesso tempo di diverse facilitazioni fiscali. Ma cosa succede ora con la nuova legge di Bilancio e l’avvio dell’anno nuovo? A parte qualche piccola modifica, la gran parte delle misure messe in campo per la casa resta valida, a cominciare dal Superbonus 110% che consente di effettuare lavori importanti di efficientemente energetico (e non solo) a costo pressoché zero. Vediamo le novità introdotte e cosa prevede la legge per l’anno nuovo.

Il Suerbonus 110% resta anche nel 2022, senza limiti Isee

La questione più spinosa sul tavolo era il tetto Isee di 25mila euro previsto per le ville unifamiliari: bene, nell’ultima versione della legge questa voce è stata cancellata. In sostanza, quindi, il credito d’imposta al 110% rimane così come è, a condizione che alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30 per cento dell’intervento complessivo. Le proroghe si applicano anche per la realizzazione degli interventi trainati. In generale il superbonus prevede delle scadenze differenziate in base al soggetto beneficiario. Per dare maggiore stabilità e certezza ai proprietari di abitazioni che decidono di cimentarsi nei lavori di restyling, precisa una nota di Adnkronos, viene introdotta la proroga di 3 anni (2022, 2023 e 2024) per poter usufruire delle detrazioni fiscali spettanti per le spese sostenute per interventi di efficienza energetica, di ristrutturazione edilizia, per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici. In alternativa sarà possibile cedere il credito d’imposta a banche e intermediari finanziari oppure per ottenere lo sconto in fattura. Per i mobili l’importo massimo detraibile nel 2022 è fissato in 10.000 euro, mentre scende a 5.000 euro per gli anni 2023 e 2024. Per i condomini e le persone fisiche, inoltre, il superbonus prevede una proroga al 2025 con una progressiva diminuzione della percentuale di detrazione (dal 110% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023 fino al 65% per quelle sostenute nell’anno 2025). Si proroga la possibilità di avvalersi della misura per le cooperative di abitazione a proprietà indivisa (fino al 30 giugno 2023). Per gli stessi soggetti, qualora siano stati effettuati lavori (al 30 giugno 2023) per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023.

Gli altri bonus

Il bonus facciate, destinato al recupero o restauro della facciata esterna di specifiche categorie di edifici, viene esteso fino al 2022 (riducendo dal 90% al 60% lo sconto). Bonus anche per gli interventi finalizzati al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche, e si introduce un credito d’imposta per l’installazione di sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione elettrica alimentati da fonti rinnovabili. Resta invece fino al 2024 l’agevolazione fiscale per la sistemazione ‘a verde’ di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo. La detrazione dall’imposta lorda è del 36% della spesa sostenuta, nel limite di spesa di 5.000 euro annui e pertanto entro la somma massima detraibile di 1.800 euro.

L’identikit del camminatore

Qual è l’identikit del camminatore tipo? È donna, viene dal Nord Italia, ha un’età compresa tra i 50 e i 65 anni e preferisce camminare nei luoghi di mare. Si tratta della fotografia ‘scattata’ della Compagnia dei Cammini, l’associazione no profit che dal 2010 propone itinerari a piedi in Italia e in Europa. L’analisi è stata effettuata su un campione di 1.330 camminatori che hanno svolto almeno un viaggio a piedi nel corso del 2021. E durante quest’ultimo anno il 67,5% di donne ha partecipato ai viaggi a passo lento, e la fascia d’età prevalente è tra 50 e 65 anni (55%), seguita da 31 e 49 anni (26%). Non sono assenti però persone tra i 66 e gli 85 anni (13,5%), mentre a dimostrare meno interesse per i viaggi a piedi è la fascia tra 19 e 30 anni (1,7%).

Il 72% proviene dal Nord Italia

Quanto alle aree di provenienza, la parte del leone la fa il Nord Italia, con il 72% dei camminatori, seguito dal Centro (15%), e dal Sud e dalle isole (8%). Dall’estero arrivano invece il 3,61% dei camminatori, soprattutto da Svizzera, Francia, e Germania.
Per quanto riguarda le professioni, il 35% ha un lavoro dipendente, nel 17,5% dei casi sono liberi professionisti, il 15%, arriva dal settore sanitario, i pensionati sono il 14% e gli insegnanti il 7,5%. Molto basse le percentuali di operai (1,2%) e disoccupati (1%).

Le mete più ambite

Il 2021 si conferma come il secondo anno anomalo consecutivo anche per questo turismo di nicchia, con una stagione durata solo 8 mesi su 12, riporta Adnkronos. La difficoltà di viaggiare all’estero, inoltre, ha reso piuttosto rare le richieste di viaggi in altri Paesi. Il 95% delle persone appassionate di cammino ha percorso a piedi le strade italiane, mentre meno del 5% è riuscito a camminare in Europa.  Il 21% dei camminatori nel 2021 ha scelto di camminare sulle isole (Sicilia, Creta, Sardegna in particolare), mentre il 43,5% ha scelto il mare. A queste mete seguono i cammini più collinari o di bassa montagna, mentre solo il 21,5% ha preferito fare cammini in montagna. Un dato indicativo del cambiamento nella percezione del viaggio a piedi. Se un tempo si andava a piedi solo in montagna, ora si cerca altro.

Solo il 2,6% è un camminatore esperto

Ma che livello di difficoltà hanno scelto i camminatori quest’anno? La metà esatta del campione ha preferito viaggi a 2 orme, ovvero viaggi medio-facili, un altro quarto (26%) ha osato di più, scegliendo viaggi a 3 orme, quindi già più impegnativi, e il 15% ha scelto viaggi tranquilli, anche con base fissa e cammini a stella. I viaggi più difficili, in cui si cammina con grossi dislivelli, si portano zaini pesanti e si può anche dormire in tenda, attirano una fetta molto bassa di camminatori. Solo il 2,6% di loro infatti ha un profilo esperto.