Intelligenza Artificiale: quali percezioni, aspettative e impatto sulla vita quotidiana?

L’Intelligenza Artificiale si sta diffondendo sempre di più, e la nuova indagine globale di Ipsos sull’evoluzione delle percezioni e delle aspettative in merito all’AI rivela entusiasmo ma anche timore per il potenziale impatto su vari aspetti della vita. In media, nei 31 Paesi oggetto dell’indagine, due terzi degli intervistati (67%) affermano di avere una buona conoscenza di cosa sia l’Intelligenza artificiale, ma soltanto la metà (51%) dichiara di sapere quali prodotti e servizi la utilizzano. In Italia il 53% degli intervistati dichiara di avere una buona conoscenza di cosa si intenda per Intelligenza artificiale, e il 50% conosce quale tipologia di prodotti e servizi la sfruttano.

Sentimenti contrastanti nell’opinione pubblica

A livello globale il 54% degli intervistati concorda sul fatto che i servizi basati sull’AI presentino più vantaggi che svantaggi e la medesima quota ne è entusiasta.
Tuttavia, circa la stessa percentuale (52%) dichiara di essere nervoso pensando ai prodotti e i servizi basati sull’AI. La sensazione di entusiasmo è minore in Nord America e in Europa (in Italia i dati sono in linea con la media internazionale) ed è maggiore nei mercati emergenti, tra la GenZ e i Millennials, così come tra le persone con istruzione universitaria. Al contrario, il senso di nervosismo è più alto nei Paesi prevalentemente anglofoni e più basso in Giappone, Corea del Sud ed Europa orientale.

Una fiducia variabile

La fiducia nell’AI è generalmente più alta nei mercati emergenti e tra gli under40, rispetto ai Paesi ad alto reddito e a Generazione X e Boomers.
Anche in questo caso, i dati italiani sono in linea con la media internazionale. In linea con la media internazionale, il 44% degli italiani ritiene che i prodotti e i servizi che utilizzano l’Intelligenza Artificiale abbiano profondamente cambiato la propria vita negli ultimi anni. Allo stesso modo, il 63% degli italiani si aspetta che l’AI cambierà significativamente la propria vita nei prossimi anni.
Tra i lavoratori globali, in media, il 57% si aspetta che l’AI cambi il modo in cui svolgono il loro attuale lavoro e il 36% che lo sostituisca del tutto. Percentuali più alte nel Sud-Est asiatico (e più basse nel Nord Europa con differenze fino a 50 punti), tra i più giovani e i decision maker.

L’AI migliorerà la nostra vita?

A livello globale, poco più della metà degli intervistati prevede che l’aumento dell’uso dell’AI nei prossimi tre-cinque anni darà loro più tempo (54%) oppure migliorerà le opzioni di intrattenimento (51%). Il 39% ritiene che l’aumento dell’uso dell’AI migliorerà la propria salute, il proprio lavoro (37%), l’economia del proprio Paese (34%) e in generale il mercato del lavoro (32%).
In Italia si registra un maggior scettiscismo. In particolare, meno della metà delle persone intervistate ritiene che darà loro più tempo (48%), migliorerà le opzioni di intrattenimento (45%), la propria salute (37%), il proprio lavoro (32%), il mercato del lavoro (30%) e l’economia del proprio Paese (29%).