Quanto siamo intolleranti sui social? Ancora moltissimo, soprattutto con i più deboli

Il mondo cambia di continuo, e noi? Forse non abbastanza, quantomeno per quanto riguarda l’intolleranza. Ancora oggi, infatti, il nostro linguaggio è all’insegna dell’odio, specie nei confronti delle minoranze. Lo rivela la VII edizione della Mappa dell’Intolleranza 7.0 voluta da Vox Osservatorio Italiano sui Diritti, che fotografa il linguaggio via social. Al suo settimo anno di rilevazione, la mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa, diretta verso 6 gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani. Si tenta di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono e per l’interattività che garantiscono.
Il 2022, anno in cui è stata condotta l’analisi (precisamente nel periodo gennaio-ottobre) è stato contraddistinto da forti tensioni anche a livello internazionale. La guerra in Ucraina, la crisi energetica, le elezioni politiche hanno contribuito a creare un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. 

Aumentano esponenzialmente i tweet negativi

Un dato su tutti fotografa al meglio la realtà che oggi rappresenta l’odio online e il ruolo di cinghia di trasmissione che i social svolgono tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei nuovi media: la forte polarizzazione rappresentata dall’aumento notevolissimo delle percentuali dei tweet negativi a fronte del totale dei tweet rilevati. Il che indica una maggiore radicalizzazione dei discorsi d’odio. Fenomeno, questo, già registrato nella rilevazione dello scorso anno, ma quest’anno decisamente esploso. Ad oggi stiamo dunque assistendo a una verticalizzazione del fenomeno di odio online, per il quale la diffusività iniziale ha lasciato il posto a un modello di dinamiche sociali sempre più incisive e polarizzate. A un allargamento delle possibilità di scelta delle piattaforme social, corrisponde una selettività maggiore di messaggi di esclusione, intolleranza e discriminazione. In relazione a questi aspetti, risulta utile sottolineare il ruolo giocato dai mass media tradizionali nell’orientare e influenzare questa tipologia di comunicazione e narrativa. A questo proposito, si ritiene utile e necessaria una riflessione futura di più ampio respiro sulla consapevolezza di questo ruolo e delle sue implicazioni sociali.

I più fragili i più presi di mira

Altro elemento emerso riguarda il podio delle categorie prese di mira: le donne, le persone con disabilità, le persone omosessuali. Riguardo proprio alle persone omosessuali vale la pena rilevare che l’odio nei loro confronti si era progressivamente attenuato negli anni, fino a rappresentare una percentuale minima sul totale. Negli anni, lo stesso discorso vale per le persone con disabilità. Appare dunque evidente che una delle connotazioni dell’odio online rilevate dalla Mappa  è una forte concentrazione sui diritti della persona, sia essa donna, gay o disabile. A tal proposito, riferisce Adnkronos, emerge sempre di più la necessità di educare all’uso dei social network e di ripensare le relazioni fra mass media, piattaforme e utenti, al fine di prevenire forme sempre più radicali di odio, che possono superare i confini della dimensione online e tradursi in atti concreti come i femminicidi o i sempre più frequenti attacchi di bullismo.